Sono nato a Parma nel 1971 e in tutti questi anni ho disseminato deliberatamente in Internet abbastanza informazioni su di me e le mie attività che trovo quasi superfluo scrivere una mia biografia, ma cercherò di farne lo stesso un riepilogo con quelli che considero gli eventi più importanti della mia vita.
La mia formazione è quella di informatico (più precisamente sistemista Microsoft) che ha passato buona parte della sua adolescenza con le dita su di una tastiera e un joystick nei favolosi anni del primordiale Home Computing del Commodore 64 e Amiga. Continua a leggere...
Parallelamente, ho sviluppato una passione per l’aviazione che mi ha portato a diventare il più giovane pilota civile dell’Aeroclub di Parma nel gennaio 1991. Niente ultraleggeri come oggi: al tempo si decollava da soli e si atterrava con un macchinario in lamiera di circa due tonnellate. In quel periodo mi piaceva spesso ripetere che “pilotavo aerei durante la Guerra del Golfo”, che è una frase, dal punto di vista logico, ineccepibile.
Negli anni ho acquisito centinaia di libri e pubblicazioni su tutto ciò che era il mondo dell’aviazione militare costruendomi una biblioteca di cui a tutt’oggi sono orgoglioso.
Nei primi anni Duemila, complice il servizio militare in un reparto operativo e alcune conoscenze nell’ambiente, vengo assunto in una ditta che offriva consulenze ed equipaggiamenti per Enti Governativi. Lì è iniziata la carriera di collaborazione come consulente civile con vari Reparti delle Forze Speciali italiani durante i tribolati anni della loro riorganizzazione per la creazione del COFS (Comando Interforze per le Operazioni Speciali). Sono stato testimone della trasformazione dei nostri Reparti di Forze Speciali che fino a quel momento erano “in cerca di una missione”, in una struttura che nei successivi vent’anni sono stati la spina dorsale del dispositivo occidentale in Iraq ed in Afghanistan. Questa esperienza lavorativa mi ha permesso di raccogliere così tanti aneddoti dagli operatori che mi hanno convinto, quasi per scherzo, a scrivere il mio primo romanzo con protagoniste le Forze Speciali italiane nel 2007: La Giusta Decisione. Senza per forza voler peccare di presunzione, penso di essere stato il primo autore italiano a voler deliberatamente rompere il tabù di voler parlare di una storia ambientata in Italia, con protagonisti italiani, ad elevato contenuto tecnico. Il libro piacque al pubblico. Il trend venne tracciato, e successivamente altri autori, anche più famosi, hanno preso in mano questo sottogenere letterario che, prima del 2007, era stato dominato esclusivamente da autori stranieri, oppure, da autori italiani che scrivevano di storie con protagonisti anglosassoni.
Vorrei, dopo quasi vent’anni di scrittura su questi argomenti, mettere in chiaro un concetto: non ho voluto scrivere il mio primo romanzo in un impeto di “autarchia intellettuale”, ma l’ho pubblicato perché al tempo, avendo conoscenza in prima persona della realtà delle Forze Speciali d’Oltreoceano e anche di quelle italiane, ero in una posizione privilegiata per poter affermare che non c’erano particolari differenze a livello di efficacia operativa, se non in quella (fondamentale) della volontà politica del loro impiego.
Nei successivi diciassette anni ho scritto altri romanzi, in cui ho avuto la collaborazione diretta e ufficiale di alcuni Reparti per la loro stesura, fino poi arrivare a collaborare per contribuire alla prima biografia ufficiale di un Incursore del GOI della Marina Militare (“CAIMANO 69 - Sabbia e Polvere”), libro che a tutt’oggi, insieme al romanzo “Collera dal Mare”, rappresenta il mio zenith di autore.
Nel 2023 sono uscito con una biografia romanzata che mi ha permesso di tornare alle mie passioni ancestrali, ovvero, l’aviazione e la Guerra Fredda: “The Stealth Fighter”. Questo libro è la mia dichiarazione d’amore al mondo dell’aviazione e del modellismo ed è stata una storia che ho dovuto scrivere per ristabilire un equilibrio personale tra quello che mi veniva richiesto (è dal 2018 che faccio collaborazioni con altri talentuosi autori italiani o lavori di ghostwriting per biografie militari più o meno famose) e quello che volevo davvero scrivere per me.
Non sono uno scrittore full-time (come il 99% degli autori italiani): a seconda del progetto scrivo dalle sei alle tre ore alla settimana. A dir il vero non mi considero nemmeno uno scrittore, etichetta che lascio ad individui la cui fluidità mentale è troppo compromessa dal doversi barcamenare su N media differenti per tirare avanti. Mi considero una persona che, sfruttando le possibilità odierna editoriali e di interesse specifico del pubblico su certi argomenti, scrive storie con cadenza irregolare.